nuovi mercati coperti nell’italia postunitaria
Lo stato dell’arte nel Regno d’Italia Dopo alcuni contributi degli anni Quaranta dell’Ottocento, espressione di un’inedita attenzione per il ruolo e il significato che le nuove attrezzature pubbliche rivestono nei programmi di modernizzazione delle città1, i primi studi sistematici sui mercati coperti datano dagli anni Sessanta dell’Ottocento: pubblicati nei paesi dell’Europa più avanzata, nell’Italia liberale fungeranno da supporto per quanti includeranno nei loro piani i nuovi edifici2, fino all’uscita della prima ricognizione scientifica nazionale, la monografia di Marc’Aurelio Boldi, che conoscerà una certa fortuna editoriale tra il 1893 e il 18993, seguita dal manuale di Daniele Donghi del 1926 (uscito in dispense dal 1893)4. Dalla letteratura emerge come la diffusione dei mercati coperti nell’Europa continentale abbia luogo a partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento, il più delle volte con una spazialità interna innovativa celata da forme esterne che si accordano col tessuto edilizio adiacente. Nel contesto nazionale l’esame comparato delle soluzioni formali, strutturali, tecniche e funzionali adottate per i nuovi edifici evidenzia una frequente ripresa del modello delle Halles di Parigi, anche se la scelta tipologica testimonia la riproposizione di un’icona fortemente pubblicizzata piuttosto che la risposta a reali contingenze locali. Ma l’imitazione acritica, che non considera le caratteristiche del luogo in termini di clima, materiali, tradizioni culturali, come raccomandato dallo stesso autore dei mercati centrali parigini, conduce sovente a una sterile omologazione, da ciò la ragione dell’insuccesso dei nuovi padiglioni soprattutto al Sud (come accadrà con la replica della Galleria di Milano a Napoli), dove saranno preferiti fabbricati 1 A.C. Quatremère de Quincy, Dizionario storico di architettura contenente le nozioni storiche, descrittive, archeologiche, biografiche, teoriche, didattiche e pratiche di quest’arte, prima trad. it. di A. Mainardi, Fratelli Negretti, Mantova 1844, II, pp. 457-460 (s.v. mercati); L. Tatti (a cura di), Monumenti antichi e moderni di ogni nazione […], I, Pomba e Comp., Torino 1846, pp. 234-246; Nuova enciclopedia popolare, ovvero dizionario generale […], IX, Pomba e Comp., Torino 1841-1849, pp. 126-129. 2 G. Doti, Mercati coperti e pratiche della progettazione urbana: Roma, 1850-1910, «Roma moderna e contemporanea», 25 (2017), 1-2, pp. 25-59: 26-27, note 2-5. 3 M.A. Boldi, Per i mercati coperti, Tip. Centenari, Roma 1893. Accolta favorevolmente sia in Italia sia all’estero, l’opera ebbe presto una nuova edizione ampliata: Per i mercati coperti (Pour les marchés couverts; For the covered markets; Über die markthallen). Monografia tecnico-economica, Tip. Lit. Camilla e Bertolero di N. Bertolero, Torino 1899. 4 D. Donghi, Manuale dell’architetto, vol. II, parte I, sez. II: Stabilimenti carcerari, penitenziari, di correzione e di soccorso, Mercati del bestiame, ammazzatoi e macellerie, Mercati coperti, Magazzini commerciali di deposito di approvvigionamenti, Esposizioni, Istituti di credito e commerciali, UTET, Torino 1926, pp. 241-384. Donghi dichiara di essersi ispirato alla letteratura tecnica tedesca – Baukunde des Architekten (1880-1884), ma anche Handbuch der Architektur (dal 1880) – nota per il rigore scientifico e la sistematicità di trattazione (F. Mangone, La manualistica italiana dell’Ottocento tra arte e tecnica, in G. Mazzi, G. Zucconi (a cura di), Daniele Donghi. I molti aspetti di un ingegnere totale, Marsilio, Venezia 2006, pp. 297-306), in realtà l’opera risulta debitrice di diverse fonti bibliografiche ottocentesche, segnatamente francesi, riferibili ai tipi del manuale e dell’enciclopedia d’architettura (E. Godoli, Attorno alle fonti del «manuale», ivi, pp. 333-340).