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rubriche
âPronta bevaâ DE GUSTIBUS DISPUTANDO di zeffiro ciuffoletti
Da allora dâacqua, anzi di vino, ne è passato sotto i ponti e nel mondo del vino sono avvenute tante rivoluzioni, che la nostra rubrica ha giĂ descritto. La Francia o meglio i vini francesi hanno per secoli dominato il mercato internazionale dei grandi vini rossi da pasto invecchiati in barriques e poi imbottigliati nelle classiche bordolesi sigillate con tappi di sughero. PiĂš lo Champagne, che creò il mito del vino della seduzione nel mondo intero. Poi lenta, ma costante, la grande rimonta dei vini italiani. Prima pionieri come Bettino Ricasoli e Vittorio degli Albizi poi nel secondo Dopoguerra i grandi vini di un enologo geniale come Giacomo Tachis. Il grande amico che mi ha fatto conoscere il mondo del vino e mi ha portato con sĂŠ in tante parti dâItalia, dalle Marche alla Puglia, dalla
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Fu Cosimo Ridolfi a parlare, fin dagli anni Venti dellâOttocento, di una caratteristica molto diffusa dei vini toscani, i vini detti di âpronta bevaâ, in contrasto con i grandi vini francesi da pasto, che avevano bisogno di anni dâinvecchiamento, e dei vini toscani da pasto che maturavano in botte e poi in damigiane.
Sicilia alla Sardegna e poi a Bruxelles per valorizzare i vini italiani e soprattutto quelli toscani. Di recente i vini italiani con le bollicine hanno conquistato i mercati internazionali e i gusti dei giovani per i vini moussĂŠe, dal prezzo giusto e dal gusto frizzante, ma delicato e fruttato. Ora si parla di vini bio, di vini naturali, di vini a bassa gradazione, senza bisolfiti, senza chimica in vigna eccâŚTroppo per essere tutto vero e tutto compatibile. Persino col mutamento climatico che, forse, porterĂ a una nuova rivoluzione vitivinicola, spingendo in alto la coltivazione delle viti, ben oltre i limiti consueti. Forse, proprio oggi, sarebbe il caso di recuperare i vini toscani di âpronta bevaâ. Non vi dico la formula, perchĂŠ non câè. Nel senso che andrĂ studiata, ma il concetto è chiaro. Si tratta di qualcosa di piĂš pregnante. PerchĂŠ la tradizione antica si può reinterpretare e valorizzare, sfruttando la scelta dei
vitigni piĂš adatti, ormai diventati rari, come, ad esempio, il âcerasuoloâ o il âcanaioloâ e altri vitigni abbandonati, e nello stesso tempo adottando tecniche di lavorazione e conservazione utili a vini da bere subito, specialmente per chi non poteva aspettare lâinvecchiamento. Come avveniva per i vini di âpronta bevaâ, che ristoravano le gole assettate dei contadini e delle popolazioni urbane dellâOttocento. Specialmente nelle stagioni calde, che oggi si sono allungate.