
7 minute read
La dinastia del Pinguino
by BFCMedia
PRIVATE
Multinazionale del pinguino
Advertisement
La Deâ Longhi è da decenni un gioiello dellâindustria made in Italy Oggi il gruppo è alle prese con un passaggio di testimone ai vertici
DI STEFANO FOSSATI
Non è lâatmosfera dei giorni migliori quella che si respira in queste settimane ai piani alti della Deâ Longhi, a Treviso. Prima il conflitto in Ucraina, che ha costretto lâazienda a rivedere la guidance 2022 con la previsione di ricavi organici in linea con il 2021 (rispetto a una crescita attorno al 5% preventivata a gennaio). Poi, a fine giugno, le dimissioni dellâamministratore delegato Massimo Garavaglia, che lascerĂ il gruppo il 31 agosto per âmotivi personaliâ. Un doppio colpo accusato a Piazza Affari, dove il titolo Deâ Longhi ha perso il 18% del suo valore in tre mesi. E che ha riportato bruscamente nelle mani di Giuseppe Deâ Longhi e del figlio Fabio, rispettivamente presidente e vicepresidente, i destini di uno dei simboli del nordest industriale. Non una novitĂ per unâazienda che, in 120 anni di storia, si è affidata a manager esterni solo in poche e circostanziate fasi. Come fra il 2000 e il 2005, quando il compito di portare il gruppo in Borsa (nel 2001) e di guidare una delicata fase di riorganizzazione aziendale, con tanto di delocalizzazione in Cina di parte della produzione, fu affidato a Stefano Beraldo. E come nel 2020, quando appunto Fabio Deâ Longhi decise di lasciare la gestione operativa a Garavaglia.
La fabbrica dellâinnovazione
Certo, la Deâ Longhi di oggi è tuttâaltra cosa rispetto allâofficina avviata nel 1902 dal nonno Danilo per la produzione artigianale di stufe a legna. E portata avanti per sessantâanni cosĂŹ come tante anonime microimprese nate come funghi in Veneto nel corso del Novecento: lâofficina diventò un laboratorio, passando alla realizzazione di componenti per stufe a kerosene e cucine a legna, fino alle pompe per spruzzare il solfato di rame sulle viti. La vera svolta coincise con lâingresso del figlio di Danilo Deâ Longhi, Giuseppe detto Bepi: classe 1939, laureatosi in Economia e Commercio allâUniversitĂ Caâ Foscari di Venezia nel 1962, dopo il servizio militare rilevò nel 1964 anche le quote dello zio. In testa, tante idee e un obiettivo ambizioso: trasformare il laboratorio di componenti per conto terzi in una fabbrica di prodotti finiti da commercializzare con il proprio marchio. CosĂŹ, nel 1974 arrivò sul mercato il primo radiatore a olio âfirmatoâ Deâ Longhi. Non un punto dâarrivo, anzi. Affiancato da un manipolo di amici e compagni di studi â fra cui il cognato Silvio Sartori, marito della sorella Marisa, che sarĂ amministratore delegato di Deâ Longhi nei primi anni â90 - Bepi intuĂŹ le potenzialitĂ della diversificazione e negli anni successivi punta sugli elettrodomestici âpopâ e spesso innovativi. Dopo il riscaldatore portatile Caldobagno, nel 1985 viene lanciato il forno elettrico Sfornatutto, seguito lâanno successivo dal celeberrimo condizionatore portatile Pinguino e, nel 1987, dalla Friggimeglio, lâunica friggitrice a immersione con cestello rotante per friggere con metĂ olio. Prodotti perfetti per cavalcare il boom degli anni â80 nelle case di mezza Europa, supportati da importanti strategie di marketing â compresa la sponsorizzazione del Team Lotus di Formula 1 per un biennio - e


DINASTY
Dallâalto Giuseppe, Fabio e Silvia Deâ Longhi.
PRIVATE

martellanti campagne pubblicitarie. Il successo è travolgente, consolidato nel decennio successivo dal sistema stirante Stiromeglio e dalla scopa elettrica Colombina. E mentre la produzione di radiatori, non piĂš core business, è da tempo scorporata sotto la controllata DL Radiators, inizia la stagione delle acquisizioni: nel 1994 Climaveneta, con cui il gruppo entra nel settore delle grandi unitĂ per la refrigerazione e il condizionamento industriale e civile, lâanno successivo MicromaxSimac, allâinizio del nuovo secolo la britannica Kenwood e la toscana Ariete, che rafforzano la presenza sul mercato dei piccoli elettrodomestici.
Nuova generazione al comando
Instancabile sul lavoro, Giuseppe condivide con molti imprenditori veneti la scarsa propensione per i riflettori: niente vita mondana, pochissime le interviste rilasciate ai media. Anche se ogni tanto, suo malgrado, deve fare qualche eccezione. Come quando, nel 1997, è costretto a scrollarsi di dosso lâimmagine di âpadrone di stampo ottocentescoâ affibbiatagli da qualche giornale dopo che lâazienda è finita al centro delle cronache per la âvertenza pipĂŹâ: alcuni operai denunciano decurtazioni dello stipendio per ogni minuto in cui


PRIVATE
si sono assentati dalla linea di produzione per andare in bagno. I sindacati insorgono, puntano il dito su una gestione impostata sullâiperproduttivitĂ al limite dello sfruttamento, sui ritmi imposti dal ciclo continuo e lui, alla fine, non riesce a trattenersi: âGuarda cosa mi capita tra capo e collo â sbotta con un giornalista - spendiamo 50 miliardi lâanno in pubblicitĂ e ora mi ritrovo con questa immagine addosso, anche se non neghiamo a nessuno di andare in bagno... Qualche capetto forse ha esagerato, alla fine qualcuno lâha fatta controvento e ha bagnato tuttiâ. Nel 2005, quando Beraldo lascia lâazienda di famiglia per andare a occuparsi di Coin, la gestione torna familiare. Ă il momento del passaggio generazionale: Bepi mantiene saldamente la presidenza e il figlio Fabio, nato nel 1967, si siede sulla poltrona di amministratore delegato, oltre che su quella di vicepresidente. Portando avanti la razionalizzazione avviata dal suo predecessore: alcune linee di prodotto meno remunerative furono abbandonate, altre vennero rafforzate, a partire dalle macchine per il caffè, sempre piĂš centrali nel business. Nel 2012 sono state scorporate le attivitĂ nel settore del riscaldamento e della climatizzazione con la nascita di DeLclima, ceduta tre anni piĂš tardi al colosso giapponese Mitsubishi Electric. E sono proseguite di pari passo le acquisizioni: sempre nel 2012 Deâ Longhi ha acquistato
da Procter & Gamble i diritti per gli elettrodomestici sullo
storico marchio tedesco Braun, fra il 2017 e il 2021 viene rilevata in due tranche la svizzera Eversys, specializzata nelle macchine professionali per caffè espresso. E nel 2020, per 420 milioni di dollari, è entrata a far parte del gruppo la statunitense Capital Brands Holdings, nota per i blender Magic Bullet e Nutribullet. Ma a Treviso il nome Deâ Longhi è anche ricordato per avere reso possibile dal 2012, in qualitĂ di sponsor, la rinascita e il ritorno nella massima serie di una squadra di basket cittadina, dopo il ritiro della Benetton dai campionati professionistici.
Il peso della Russia
Sono lontanissimi i tempi del laboratorio di stufe: secondo Forbes, oggi Giuseppe è al sesto posto nella classifica degli uomini piĂš ricchi dâItalia con un patrimonio familiare stimato in 4,4 miliardi. Termometro di cinquantâanni di successi, sia pure punteggiati qua e lĂ da qualche grana. Non solo per la pausa bagno. Ă il 18 aprile 2007 quando un incendio si sviluppa nello stabilimento trevigiano, provocando una nuvola nera che ricopre la cittĂ e scatenando lâallarme diossina: qualcuno parla di origine dolosa ma lâinchiesta esclude questa ipotesi e ogni responsabilitĂ per la famiglia Deâ Longhi. Nel 2019, poi, il patron Giuseppe finisce indagato per insider trading nellâambito della cessione di DeLclima: è assolto nel 2021 nel processo per rito abbreviato. Intanto, nel 2020, il passo indietro di Fabio Deâ Longhi che, come il padre ventâanni prima, chiama un manager dâesperienza alla guida operativa proprio per poter affiancare Bepi, ormai 81enne, nello sviluppo delle strategie future del gruppo. Nel top management câè anche la sorella Silvia, che dal
3,2 miliardi
I ricavi in euro del 2021
10mila
I dipendenti, di cui due-terzi allâestero
120
Gli anni di storia dellâazienda
A Treviso Deâ Longhi ha anche reso possibile, in qualitĂ di sponsor, il ritorno nella massima serie della squadra di basket cittadina
DINASTY
La squadra di basket De Longhi Treviso in una partita a Bologna.

2016 è chief corporate services officer con responsabilitĂ su affari legali e societari, risorse umane e organizzazione, qualitĂ e IT di unâimpresa che è oggi il perfetto esempio di âmultinazionale tascabileâ allâitaliana: 10mila dipendenti, oltre due terzi dei quali allâestero dopo la stagione delle delocalizzazioni (âĂ stato necessario, i nostri concorrenti lo hanno fatto prima di noi e non abbiamo licenziato nessunoâ, tenne a sottolineare Fabio Deâ Longhi qualche anno fa), ricavi record nel 2021 oltre i 3,2 miliardi di euro (+36,8% sullâanno precedente), una presenza commerciale in oltre 50 Paesi. Anche se pesa inevitabilmente lâesposizione in Russia e Ucraina, su cui Deâ Longhi ha puntato sin dai primi anni â90 e che nellâultimo esercizio hanno generato quasi il 5% degli introiti. Il che, unitamente allâannunciato addio di Massimo Garavaglia, ha indotto alcuni analisti a tagliare il rating sul titolo e a rivedere al ribasso le previsioni sul 2022. Sta di fatto che il management che lavora con lâad uscente è pressochĂŠ lo stesso di quando al suo posto câera Fabio Deâ Longhi. E sono in molti a credere che la famiglia saprĂ garantire ancora una volta la continuitĂ , in attesa della scelta del nuovo ceo.