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Imprese italiane alla fiera dell’est per la ricostruzione
from L'Espresso 5
by BFCMedia
Oltre ai carri e ai caccia armati per tonificare la resistenza ucraina, in Europa c’è parecchia frenesia per rassodare le relazioni economiche con gli ucraini. I russi uccidono e devastano ogni giorno, cadono corpi di innocenti, di soldati, di palazzi, di villaggi, ma gli amici occidentali sono già mobilitati anche per la ricostruzione in Ucraina. Forse va spiegato col concetto filosofico di notte e di giorno, di morte e di vita, di distopia e di utopia. Forse no.
Comunque il 15 e il 16 febbraio, per un esempio concreto, a Varsavia si terrà un incontro ufficiale, patrocinato dal governo di Kiev, per capire come rifare l’Ucraina non appena la guerra finisce. Case, scuole, strade, piazze. Le aziende europee sono benvenute a Varsavia. Lì possono interloquire con i politici ucraini, ministri, sindaci, dirigenti. Ci sono banchieri, investitori, filantropi. Nulla di anomalo o di sgradevole in apparenza, ma poi arrivano le tariffe richieste ai partecipanti, i pacchetti proposti, le conferenze esclusive, la concorrenza sfrenata, il clamore inopportuno. Come se fosse la fiera delle occasioni. Come se pure la guerra fosse un grande affare. I danni non hanno stime precise. Neppure la guerra ne ha. Non ha date. Se non l’inizio col buio fra il 23 e il 24 febbraio. Quasi un anno. La scorsa estate fu illustrato un progetto decennale da 750 miliardi di dollari. Non bastano più. I russi non smettono: arretrano o avanzano, però distruggono. Adesso si parla di 1.000 miliardi di dollari.
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Il 15 e il 16 febbraio ci si riunisce a Varsavia, la capitale polacca, per evidenti motivi di sicurezza. L’appuntamento è denominato “Rebuild Ukraine”, è gestito da Premier Expo, una società ucraina che organizza esposizioni e che da luglio si è sganciata dalla multinazionale britannica Hyve Group. Nel portale dedicato alla manifestazione di Varsavia, con una punta di macabro, Premier Expo informa le aziende europee che in passato s’è già occupata con successo di ricostruire Sarajevo, Belgrado, Karabakh e promette una mostra di «macerie» e di «soluzioni».
L’evento di Varsavia ha il supporto istituzionale del governo di Kiev con tre ministeri capeggiati dagli Esteri, ma fra i promo- tori sono citati anche il ministero polacco per lo Sviluppo, la Confederazione svizzera, l’Associazione europea dei costruttori, la Camera di Commercio londinese. Le aziende sono distribuite in padiglioni nazionali e lo spazio dipende dai soldi spesi. Al prezzo di 350 euro al metro quadrato. La Germania ha la posizione migliore: dà sull’ingresso, è un passaggio obbligato per i visitatori. Ha pagato centinaia di migliaia di euro. L’Italia è presente in 216 metri quadrati con 34 aziende di medio taglio, selezionate dalla Camera di Commercio per l’Ucraina, alcune fatturano decine di milioni, altre sono quotate al mercato borsistico: edilizia, ingegneria, rinnovabili, elettrochimica, pelletteria, riscaldamenti come De Nora, Seingim, Albini Castelli, Impresa Percassi. Le domande pervenute erano il doppio. I tedeschi sono quattro volte gli italiani. I danesi equivalenti. Più ristretti, in ordine, francesi, turchi, cechi e belgi. L’impostazione fieristica, per le intenzioni di Premier Expo, è utile al contatto fra le parti, cioè le aziende europee e non europee (ci sono coreani) e gli amministratori dei luoghi martoriati che gli occidentali hanno imparato a conoscere: Mariupol, Zaporizhzhia, Borodianka, Makariv, Kherson, Mikolaiv, la stessa Kiev. Il 15 febbraio le istituzioni europee e ucraine, ci sono tedeschi, inglesi, polacchi, danesi, lituani, mancano gli italiani, si sottopongono alle domande dei giornalisti. Il momento più atteso è in tarda mattinata con il Forum per la ricostruzione - biglietto 500 euroe gli interventi dei ministri ucraini Dmytro Kuleba (Esteri), Julia Svyridenko (Teso-